In Cile condannato a 23 anni il leader mapuche Llaitul
Forti misure di sicurezza per il pericolo di attentati
Nel quadro di una crescente tensione per il pericolo di nuovi attentati nel sud del Cile - dopo l'agguato della settimana scorsa in cui sono morti tre agenti - la giustizia ha reso nota oggi la condanna a 23 anni di carcere per il leader del principale gruppo della resistenza armata mapuche, Hector Llaitul. Il capo della Cordinadora Arauco Mallejo (Cam), agli arresti preventivi da maggio del 2022, è stato ritenuto colpevole di cinque delitti contro la Legge di Sicurezza dello Stato e non gli sono stati riconosciuti benefici condizionali. I giudici hanno accolto in questo modo quasi tutte le richieste dell'accusa che aveva chiesto una condanna a 25 anni complessivi ritenendo il leader mapuche implicato in almeno 54 episodi violenti registrati tra il 2020 e il 2022 nella regione dell'Araucania, storicamente oggetto di rivendicazioni territoriali di tipo ancestrale da parte della popolazione mapuche. In questo contesto le autorità hanno dichiarato l'allarme rosso e hanno predisposto forti misure di sicurezza in tutta la cosiddetta 'macrozona sud' a causa della possibilità di nuovi attentati. Il delegato del governo per l'Araucania, Andrea Parra, ha annunciato "il massimo dispiegamento di forze militari" mentre sua, il generale Ricardo Duarte, a capo della Difesa nella regione, ha sottolineato che l'allerta "implica un aumento delle forze, delle pattuglie e dei controlli". Prima del verdetto Llaitul aveva chiesto "assoluzione e giustizia". "Se mi condannano, il conflitto mapuche continuerà ad esistere", ha affermato.
E.Leuenberger--NZN