Venezi debutta al Colon, Porto la bandiera dell'Italia
'Da donna miro alla concretezza più che al linguaggio inclusivo'
(di Leonardo Cioni) "Sono piena di orgoglio perché rappresento l'Italia". Beatrice Venezi descrive così il suo debutto al Teatro Colon di Buenos Aires, dove da domani dirigerà l'orchestra per le nove recite della Turandot di Giacomo Puccini. Un riconoscimento ancora maggiore per lei, nata 34 anni fa proprio a Lucca, la città del celebre compositore. "Ho ricevuto una grande accoglienza, è un onore trovarmi in uno dei templi della musica più importanti del mondo, oltretutto nell'anno pucciniano", commenta in un'intervista telefonica all'ANSA, tessendo le lodi dell'orchestra e del coro ("sono di altissimo livello, se potessi me li porterei in Europa"), ma anche dell'atmosfera trovata in Argentina. "Qui il teatro è frequentato da un pubblico eterogeneo, che valorizza sul serio la modernità di questi grandi classici, la loro enorme forza comunicativa. Purtroppo è un punto di vista che noi abbiamo un po' perso nel Vecchio Continente", osserva la più giovane bacchetta femminile d'Italia. "Prendiamo Turandot: il coro siamo noi, la società sempre pronta a giudicare, le assonanze con l'attualità sono tantissime", fa poi notare, tornando a sottolineare "l'affetto, la curiosità e l'interesse" riscontrati nel Paese. "Ovunque mi muova respiro un profondo amore per l'italianità, mi sento totalmente a casa", racconta Venezi, che il 2 giugno condurrà anche il tradizionale concerto per la Festa della Repubblica italiana presso il Teatro Coliseo, sempre a Buenos Aires. Il tutto alla vigilia di un'altra ricorrenza significativa, la Giornata dell'emigrante italiano, che in Argentina si celebra il 3 giugno. "Tutte queste coincidenze non sono casuali, è tutto correlato: non passa giorno che qualcuno non mi fermi ricordandomi le sue discendenze italiane", dice Venezi, impressionata anche dal livello culturale dell'argentino medio. "Legge parecchio, lo si vede dal gran numero di librerie, e compra ancora tanti giornali. La cultura viene abbracciata a 360 gradi", afferma il 'direttore', al maschile, come preferisce farsi chiamare. "Ho una mentalità anglosassone, non bado alle declinazioni al femminile". Una scelta, la sua, che le ha fatto piovere addosso diverse critiche, soprattutto di alcune femministe, che la rimproverano di non fare abbastanza per le donne. "Dipende da quale campana vengono certe accuse. A me, come donna, interessano le cose concrete, piuttosto che preoccuparmi per il linguaggio inclusivo. Il mio impegno nel mondo parla per sé: alla mia età non ci sono tante donne a fare questo mestiere, credo che ciò sia più importante che limitarsi a un vezzo di forma", tira dritto Venezi, che guarda già ai prossimi lavori. Oltre agli appuntamenti estivi costituiti dal Festival Puccini di Torre del Lago e dal Festival internazionale dell'Accademia Chigiana di Siena, a fine giugno sarà a Sassari per la prima mondiale della versione italiana di 'Falso tradimento', del compositore Marco Tutino.
S.Scheidegger--NZN