All We Imagine as Light, infermiere, magia e desiderio
In concorso il film della regista indiana Payal Kapadia
***ATTENZIONE EMBARGO AI SITI ALLE 24*** Mille miglia lontano da Gilles Lellouche e il suo L'amour Ouf l'altro film in concorso oggi al Festival di Cannes, ovvero All We Imagine as Light di Payal Kapadia. Se nel primo c'era colore, azione e tanti dialoghi, qui i colori sono invece sfumati, i tempi dilatati e le parole poche. Ci troviamo a Mumbai. Prabha e Anu sono due infermiere che vivono in questa città alle quali non mancano certo problemi. La prima ha un marito emigrato in Germania che non vede e sente da anni e così È destinata a stare sola anche se un gentile medico dell'ospedale le fa una corte discreta. Anu ha invece un fidanzato mussulmano la cui famiglia non vedrebbe certo di buon occhio una relazione. Lui pensa anche di spacciarla come mussulmana ma poi capiscono che non può funzionare e rinunciano. A un certo punto qualcosa si muove. Prabha Riceve un regalo inaspettato dal marito lontano, mentre Anu non vede l'ora di appartarsi con il fidanzato. Ma siamo sempre nella magica India dove ci sono luoghi pieni di magia, grotte sacre piene di idoli. Così un viaggio in una città balneare vicino al villaggio balneare di Ratnagiri permetterà loro di trovare il giusto spazio per esaudire i loro desideri. Payal Kapadia, che propone in questo film una storia d'amore, desiderio ed emancipazione femminista, è nota soprattutto per aver vinto il Golden Eye Award come miglior film documentario al Festival di Cannes 2021 con A Night of Knowing Nothing. Nel 2017 poi il suo film Afternoon Clouds è stato l'unico film indiano selezionato per il 70° Festival di Cannes.
O.Meier--NZN