>ANSA-FOCUS/ Vermiglio, film sulle radici nell'alta montagna
Dalla Delpero una storia sussurrata sul tempo che passa
+++ EMBARGO PER I SITI ALLE ORE 19.00 +++ (di Francesco Gallo) Un Ermanno Olmi a colori, ma con un compiacimento estetico sicuramente più pronunciato rispetto a quello del maestro de L'albero degli zoccoli e con una storia molto spesso raccontata sottovoce, sussurrata. Si presenta così 'Vermiglio', opera seconda di Maura Delpero, in concorso per l'Italia al Festival di Venezia ambientata sulle Dolomiti, al confine con l'Austria dove c'è la guerra, ma è lontana, a valle. Un film comunque sulle 'radici' quelle della regista di 'Maternal', sulle cose di una volta, sulla vita di un'umanità ancora vicina alla natura e sul tempo che passa riproponendo sempre le stesse cose: nascite e morti e anche ovviamente qualche tragedia. Siamo nel 1944 a Vermiglio, paese italiano di alta montagna della provincia autonoma di Trento (dove è nato il padre della regista). Qui vive il maestro Cesare (Tommaso Ragno) diviso tra l'insegnamento in una pluriclasse, la passione per la musica classica e la sua famiglia composta da ben tre figlie adolescenti, Lucia, Ada e Livia molto affiatate tanto da condividere il letto. L'arrivo di Pietro (Giuseppe De Domenico), un soldato rifugiato (forse un disertore), porta al matrimonio della maggiore, Lucia (Martina Scrinzi), rimasta incinta. Private della sorella, Ada (Rachele Potrich) e Livia (Anna Thaler) sono divise dal favoritismo del padre. Ma il destino si accanisce ancora una volta su Lucia. Alla fine della guerra, il marito fa un viaggio nella sua Sicilia, dove un solo colpo di pistola rende vedove due donne. Lucia si rende infatti conto di essere stata solo "la sposa di montagna" di Pietro ucciso dalla prima e legittima moglie siciliana di cui lei ignorava l'esistenza. Lucia intraprende quindi un viaggio fisico, ma forse anche solo immaginato, in Sicilia per affrontare il passato del marito e per accettare con piu amore la figlia Antonia che il loro matrimonio ha generato. Momento cult di 'Vermiglio' quando il 'maestro' fa ascoltare ai suoi giovani alunni le Quattro stagioni di Vivaldi chiedendo loro di capire quale sia quella che stanno ascoltando. E lo scorrere delle stagioni, naturali e umane, come le regole del vivere sono forse al centro di 'Vermiglio' di cui colpisce appunto un detto popolare pieno di concretezza. Alla notizia della morte di Pietro che lascia una vedova e una figlia c'è chi dice: "Una puta in più da mantener e un omo in men che lavora".
T.L.Marti--NZN