Shogun domina i Creative Emmy con 14 premi, secondo The Bear
Ripley, girata in Italia, vince fotografia, vfx e sound editing
(di Lucia Magi) Con il trionfo schiacciante di Shogun, Hollywood dà il via alla stagione dei premi nell'anno più nero da decenni per i dati sull'occupazione del settore. I Creative Emmys Awards, che si sono tenuti sabato e domenica al Peacock theatre di Downtown Los Angeles, premiano una moltitudine di categorie tecniche in una due giorni che è di fatto l'anticamera dei cosiddetti 'Oscar della televisione', la cui 76/a edizione è in programma per domenica prossima, presentata dalla coppia padre-figlio Dan ed Eugene Levy. Come da pronostici, l'asso piglia (quasi) tutto è stato lo show di Fx sulle macchinazioni politiche nel Giappone feudale, che ha vinto 14 delle 16 statuette per cui correva ieri sera, tra cui gli Emmy per i costumi, il trucco, il montaggio, le scene con gli stunt, visual effects e fotografia, oltre a quello per il miglior 'guest actor' in una serie drammatica conquistato da Néstor Carbonell, che ha recitato in molte produzioni da Lost a The Morning show, passando per Il cavaliere oscuro di Christopher Nolan (2008). Nel discorso di accettazione, Carbonell ha ringraziato la troupe, meravigliandosi di vedere sedute tra il pubblico la maggior parte delle persone che erano sul set: "Siete tutti qui! In effetti, siete tutti nominati! Adoro che questo lavoro sia uno sport di squadra". Con le vittorie di ieri, la serie ambientata nel Giappone del '600 ha già in pugno il primato di riconoscimenti per quest'anno, anche in vista della cerimonia del 15 settembre, dove si gioca le nomination più 'pesanti', tra cui quella per il miglior show drammatico e per il miglior attore in una serie drammatica per il protagonista Hiroyuki Sanada. A maggio infatti, Shogun ha cambiato categoria, passando da serie limitata a serie drammatica. Al secondo posto, l'altra grande favorita di questa annata televisiva (serie e programmi andati in onda dal primo giugno 2023 al 31 maggio 2024): la seconda stagione di The Bear, nella categoria commedia. I dolori, le nevrosi e le scottature del clan Berzatto hanno portato a Fx altri sette Emmy, tra cui quello per la fotografia di una serie comica e per l'editing della puntata "Fishes", flashback di una cena di Natale da incubo, che è valsa la statuetta per miglior 'guest actor' a Jon Bernthal, nel ruolo di Mike Berzatto, e a Jamie Lee Curtis, sua madre e matriarca alcolizzata e depressa. "Sono la ragazza più fortunata del mondo. Raggiungere questo livello di profondità, complessità e intelligenza, è stata l'emozione più forte degli ultimi due anni", ha detto l'attrice 65enne, mentre brandiva il suo primo Emmy, 18 mesi dopo aver vinto il primo Oscar per Everything Everywhere All at Once. Ripley, la serie girata in Italia per Netflix, con Andrew Scott nei panni del fascinoso artista della truffa inventato a metà anni '50 dalla scrittrice Patricia Highsmith, ha schierato nel parterre del Peacock una folta delegazione di maestranze italiane. È riuscita a espugnare tre premi: quello prestigioso per la fotografia di Robert Elswit (Oscar per Il Petroliere di Paul Thomas Anderson); quello per il sound editing e quello per i visual effects della puntata 'Il sommerso' anche all'italiana Gaia Bussolati. "Il premio è la nomination", ha detto comunque soddisfatta all'ANSA Alessandra Querzola, che era candidata come arredatrice (per la terza volta agli Emmy, e una agli Oscar per Blade Runner 2049). "Certo, se consideri tutto quello che si produce in un anno di televisione nel mondo, arrivare in cinquina è un premio di per sé. La scelta finale è frutto di tante varianti, non solo del merito", le dà ragione Maurizio Argentieri, che era candidato per il sound mixing. Il navigato produttore romano Enzo Sisti aspetta domenica prossima, quando Ripley gareggerà con Baby Reindeer, Fargo, True Detective e Lessons in Chemistry per la miglior serie antologica o limitata.
F.E.Ackermann--NZN