L'isola degli idealisti, la borghesia e i ladri da redimere
Elisabetta Sgarbi: "Amo metafisica, nebbie e tempo sospeso"
"Essendo di Ferrara ho amato questo testo per la metafisica, il tempo sospeso e le nebbie, immaginando che potevo raccontare questa storia noir con quei risvolti rosa dello Scerbanenco degli anni Quaranta e Cinquanta in cui è forte l' introspezione dei personaggi". Lo dice all'ANSA Elisabetta Sgarbi parlando de L'isola degli idealisti, romanzo dello scrittore nato a Kiev da cui ha tratto il film omonimo in concorso alla Festa di Roma. "Mettere in scena poi il primo Scerbanenco, che non era quello più noto - continua la regista-editrice -, mi piaceva perché era più difficile e ho amato anche l'unità di luogo in cui vivono questi signori che sono come fuori dal mondo e dove irrompono due giovani ladri. Inizia così tra questi due mondi un dialogo che porta a dei cambiamenti dall'una e dall'altra parte. I ladri portano la vita in questa famiglia che abita in questa villa piena di opere d'arte sull'Isola delle ginestre e questi borghesi propongono da parte loro un corso di educazione con la promessa di non denunciarli alla polizia". Nel film, ambientato negli anni Sessanta, arriva sull'isola in una fredda notte di gennaio una coppia di giovani ladri, Beatrice Navi e Guido Cenere (Elena Radonicich e Renato De Simone). I due entrano nella grande villa dove trovano il proprietario Antonio Reffi (Renato Carpentieri), anziano ex direttore d'orchestra e i suoi due figli Carla e Celestino (Michela Cescon e Tommaso Ragno). Lei è una scrittrice di successo, lui un ex medico con la passione per la filosofia e la matematica. Quando i due ladri vengono scoperti dai padroni di casa, Celestino decide di non denunciarli a patto che accettino di restare a vivere con loro. E questo con l'idea di educarli e far cambiare loro vita, ma accadrà esattamente il contrario.
A.P.Huber--NZN